Esercizi di tecnica nel mainstream jazz
Il jazz è un linguaggio. Questo è quanto ripeto costantemente ai miei studenti o anche ai neofiti curiosi che mi pongono spesso la fatidica domanda: “ma cosa è il Jazz in definitiva?”. Una lingua straniera, esattamente al pari del cinese o del tedesco, di cui occorre apprendere la grammatica e la pronuncia.
Ho sempre ritenuto che – così come per una lingua straniera non ci sia nulla di meglio che soggiornare per un periodo nel Paese in questione – il modo più vero ed efficace per assorbire questo linguaggio sia prima di tutto l’ascolto. Un ascolto ovviamente mirato, concentrato e profondo. Un ascolto che ci consenta di introiettare suoni e pronunce che in un secondo tempo dovrebbero iniziare a sgorgare naturalmente dal nostro strumento. E’ esattamente quanto è accaduto a me, nella mia giovinezza musicale: dopo aver scoperto il Jazz a 11 anni ad un concerto di Art Blakey’s Jazz Messengers, iniziai ad ascoltare dischi su dischi e tanti altri concerti. E quando finalmente a 16 anni ebbi tra le mani il mio primo sax, le mie orecchie ed il mio istinto già sapevano “come doveva suonare quello strumento”, per così dire.
Uno dei libri che mi fu di grande aiuto nel progredire nella mia conoscenza fu un celebre e datato (già allora!) scritto di Oliver Nelson, intitolato “Patterns for Improvisation”: una raccolta di f rasi e “licks” in ogni tonalità che avevano lo scopo di nutrire le orecchie e la mente del musicista, senza specificare i contesti armonici in cui avrebbero dovuto essere utilizzate tali frasi. Questo lavoro di Pietro, di cui nutro enorme stima da un punto di vista artistico e strumentale, mi ha ricordato per qualche motivo quel libretto giallo di Oliver Nelson, sui cui passai tante ore. Ciò che troverete qui sono suggerimenti per imbastire fraseggi che suonino realmente “jazz” e che non si limitano a dirvi “sul tale accordo dovete suonare questo”. Sono suggerimenti che vi nutriranno, vi daranno ispirazione per creare a poco a poco le vostre frasi. Ma soprattutto sono pillole idiomatiche, che vi renderanno sempre più familiari gli stili dei grandi maestri, da Lester Young fino ai grandi protagonisti contemporanei.
Emanuele Cisi - Conservatorio G.Verdi di Torino
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